venerdì 27 novembre 2009

Sculture vegetali




Questo libro "Sei petali di ali" di Maria Cecilia Serafino è un libro poetico, dedicato all' Haiku la poesia giapponese dai toni semplici e delicati, ispirata alla natura e al passaggio delle stagioni, incontra l’arte della scultura floreale di Maria Cecilia Serafino e si unisce alle riflessioni dell’artista sul proprio lavoro. Vicini, i tre elementi creano un universo in cui tutto è Haiku, riflessione limpida e struggente sulla bellezza della natura. Immagini, pensieri e versi, in un libro fotografico di grande suggestione. Parole e immagini per meditare.
Gli ‘Haiku’ di Maria Cecilia Serafino sono di per sé un’idea poetica caratterizzata della più limpida attrattiva. Racchiudono un frammento elettrico che brucia in scintilla. Se fosse immerso in acqua apparirebbe come un guizzo iridescente di pesce; in aria l’arcobaleno. Non è traducibile in parole, va colto come essenza ricca di potenzialità, dona esperienza inesplorabile, non soggetta ai rischi della decodifica. Gli elementi naturali, acqua, terra, fiori, rami, foglie, pietre, e quelli più naturali tra gli artificiali, vetro, tessuti, metalli, terrecotte, compongono la forma della forza espressiva di questi ‘Haiku’. Raccolti sulla via della fantasia e sulla strada del bosco tali frammenti del sublime ricompongono il ‘vero’. Dall’ispirazione femminile, nell’atelier d’alchimista, si svela ‘oltre’ la bellezza: ‘Caduti i fiori – tra i rami degli alberi – il tempio appare’.
‘Io sono il fiore del campo e il giglio delle valli. Sono la madre dell’amore puro, del timor di Dio, della conoscenza e della speranza santa… Sono la mediatrice degli elementi che accordo l’uno con l’altro; rendo freddo ciò che è caldo e caldo ciò che è freddo, umido quel che è asciutto e asciutto quel che è umido, rendo morbido ciò che è duro… Sono la legge nel sacerdote, la parola nel profeta, il consiglio nel saggio. Uccido e vivifico, e non c’è nessuno che possa salvarsi senza di me’.

mercoledì 25 novembre 2009

mercoledì 18 novembre 2009

Salviamo il pangolino



Questo zaino prodotto in Colombia da gruppi svantaggiati come ragazze madri, indios, rifugiati, viene fatto con la gomma riciclata. La borsa si chiama Pangolino in onore a questo animale, il suo nome deriva dalla parola malese “pengguling”, che significa “qualcosa che si arrotola”.
In alcune parti dell’Africa il pangolino viene cacciato per essere mangiato e questo, unito alla deforestazione, sta causando la diminuzione del numero di esemplari, questo zaino può contribuire alla salvaguardia del Pangolino e a migliorare le condizioni di chi con materiali poveri ha donato molta della sua creatività.

lunedì 9 novembre 2009

Disegni golosi!!!!!


Fuori piove da giorni, umidità alta ed io sto finendo i disegni per il calendario del 2010.
E nelle pause......una bella temperata di cioccolato ci sta proprio bene! Tutto sta a non sbagliare lapis